Il lancio nell' onda
- valerio centi
- 1 nov 2020
- Tempo di lettura: 6 min
🌊“Il lancio nell’onda”…l’importanza del lancio nel surfcasting!!!🌊
(Pesca da terra mese di Settembre 2020)
Da sempre considerato uno degli obbiettivi principali, il fulcro della sessione di pesca il lancio nel surfcasting spesso viene male interpretato, a volte crediamo, specie quando ci avviciniamo al surfcasting, che più lontano si lanci più probabilità di catture ci siano...a volte è così, altre no.
Una volta in spiaggia e scelto il tratto di arenile che più ci aggrada sta a noi intuire e capire dove può esserci attivà in quel momento, questo in funzione a tanti fattori e variabili come ad esempio lo stato del mare, il periodo in cui ci troviamo, la preda che tentiamo di catturare. Da qui la scelta di lanciare la nostra esca nelle vicinanze della riva, a media o a lunga distanza. Pertanto posizionare più canne, magari di diversa potenza di lancio, sondare le varie fasce di distanza e capire, aiutandosi con il piombo, su che tipo di fondale ci troviamo davanti (fondo aperto o chiuso), facilità ad individuare la zona di possibile pascolo. Una volta individuata e scelta focaliziamola e concentriamoci su di essa, senza dimenticare ogni tanto di saggiare altre distanze. È buona cosa dal momento in cui non vediamo più attività provare a lanciare ad altre distanze dalla riva. Una battuta di surfcasting o pesca dalla spiaggia non è mai statica ma ha una sua evoluzione più o meno evidente e più o meno lunga, può capitare quindi che la zona fino a quel momento in attività diventi meno proficua e/o viceversa. Pertanto il lancio va inteso come un mezzo a nostra disposizione per far arrivare la nostra esca dove crediamo che in quel momento possa esserci attività, che come abbiamo detto, può essere a pochi metri da noi come laggiù dopo il frangente, verso l’orizzonte. Ed è quando intuiamo che il pesce mangia fuori e lanciare lontano la nostra insidia è l’arma vincente che entra in ballo la tanto parlata e discussa 'TECNICA DI LANCIO'. Ovviamente se uno possiede una buona tecnica di lancio, acquisita dopo anni e anni in spiaggia o magari sui campi da lancio tecnico, ha maggiori opportunità quando si trova in situazioni dove il pesce mangia fuori. Quindi per coprire tutte le condizioni in cui possiamo trovarci è essenziale avere una buona tecnica di lancio.
E’ importante fare un piccolo appunto precisando che ognuno di noi ha la sua tecnica di lancio, ha il suo stile che lo caratterizza ed utilizza l’attrezzatura che preferisce, che meglio gli si addice e che ama portare in spiaggia. Ricordiamoci che la pesca, l’andare in spiaggia è prima di tutto un divertimento, un momento anche personale di contemplazione, di fusione tra uomo e natura e questo, a mio avviso, deve andare un po' oltre a tutto il resto, oltre alle mode, alle marche, alle attrezzature del momento, il bello del surf è essere li davanti a quell’immenso blu ed essere in pace con noi stessi, migliorarsi volta dopo volta cercando di captare al meglio ogni segnale del mare ed aggiungerlo al nostro bagaglio di esperienza...anche questo è il piacere dell’ andare in spiaggia.
'I giusti compromessi in pesca'
Siamo in estate, per la ricerca di alcune specie come le orate su spiagge medio/basse le grandi distanze di lancio spesso danno maggiori risultati rispetto alle medio/corte, quindi chi riesce a posizionare la sua esca sulla batimetrica della così detta terza fascia (circa oltre i 110 metri dalla riva), ha più probabilità di riuscire ad allamare l’orata di taglia. Questo perché dopo diversi giorni e settimane di alta pressione vale a dire sole, mare calmo e bel tempo il fondale nelle vicinanze della riva diventa ‘chiuso’ (fondo duro, meno fruttuoso e privo di correnti che lo smuovono), quindi un lancio tecnicamente ben eseguito a distanze importanti riuscirà magari a trovare più a largo un fondale ‘aperto’ e conseguentemente più ricco di nutrimenti. Non dimentichiamoci comunque, come già accennato, di ‘sondare ‘ varie distanze dalla riva con lanci più o meno lunghi per individuare le zone di pascolo che nel corso della pescata possono variare. E’ cosa davvero importante in questi contesti capire dove lanciare e farsi un’idea del fondale che ci troviamo di fronte. Grazie a quei segnali, a quelle indicazioni che il mare con i suoi cambi di colore, la spiaggia con la sua granulometria e la linea di battigia con il suo cambio di andamento riescono a dare se ben interpretate. Far arrivare un esca voluminosa, magari un bibi o un grosso americano, oltre i 110/120 metri è cosa impegnativa, a maggior ragione se stiamo tentando la cattura di un bel pesce serra, che in questo periodo popola le spiagge senza alcun rivale. Considerando che i pesci serra più grossi cacciano più lontano dalla riva rispetto a quelli di media/piccola taglia, riuscire a lanciare un grosso trancio di pesce con una zavorra da 150 grammi e più a distanza, per tentare il coplaccio, non poi così scontato. Un piombo pesante, se ben gestito, riesce a trascinare meglio, quindi più lontano, un'esca di volume maggiore, ovviamente peccando su leggerezza e sensibilità del complesso pescante. Per questo bisogna utilizzare delle strategie: calmenti con esca baitclippata, canne potenti magari in tre pezzi o addirittura due pezzi e riuscire a fare lanci un pò più ‘tecnici’. Oggi giorno la tecnologia sotto questo aspetto ci aiuta molto, ha stravolto sia la diffusione delle informazioni (abbiamo i social, abbiamo internet, che ha annullato le distanze, diffonde con immediatezza notizie e bollettini e le reali condizioni meteo marine son disponibili da smartphone con un click) che il mercato degli attrezzi. Chi ha vissuto l’evoluzione del surf ricorda perfettamente le vecchie canne, i mulinelli, i monofili e tutto il ‘bagaglio’ necessario per affrontare una battuta di pesca. Non vi era ovviamente tutta la minuteria e accessori che abbiamo oggi a nostra disposizione e che ci aiutano nelle varie situazioni che ci troviamo a fronteggiare ogni qualvolta scendiamo in spiaggia. I mulinelli non erano così all’avanguardia, così fluidi e leggeri, le canne erano ‘pali’ di grande sezione, molto pesanti ed elastici, per cui gran parte dello sforzo di lancio si perdeva sia per manovrarli magari controvento sia a causa dell’elasticità della fibra. Oggi invece gli attrezzi sono efficienti e tutti ormai riescono a ‘gestire’ le canne con un proprio stile. Utilizzando canne adeguate in due o tre pezzi, piombi da 5 o 6 once e lanci angolati, comunque sempre lanci da pesca, quindi non estremi ed esasperati, lanciare oltre i 100 metri con esca, con un pò di impegno, è possibile.
Canne a ripartizione di potenza
Oggi abbiamo una scelta davvero imbarazzante quando parliamo di attrezzatura da pesca, anche riguardo ad una fascia di canne un po più tecniche e performanti come le canne a ripartizione. Queste prima erano ‘temute’, viste come dei ‘pali’ senza sensibilità ed impossibili da gestire se non da esperti lanciatori di ‘campo’. La tecnologia ha fatto passi da gigante ed oggi troviamo canne a ripartizione leggerissime, gestibili ma comunque performanti. Certo ci vuole un po di tecnica in più ma è l’efficacia il segreto di queste canne: accumulano energia centimetro dopo centimetro, trasmettendola poi alla zavorra senza sprechi e con una reattività impressionante. Queste canne hanno ‘insegnato’ agli appassionati a lanciare, a capire effettivamente cosa teniamo tra le mani, come riuscire a sfruttarle al meglio e a trasmettere al piombo senza dispersioni di energie tutta la forza applicata all’attrezzo con un gesto efficace. I nuovi materiali oggi consentono performance incredibili, anche ai meno ‘dotati’ fisicamente. Possimo parlare quindi di un settore che ha avuto un’evoluzione, con uno standard qualitativamente molto elevato e un ricambio generazionale con pescatori molto preparati. Una cosa però mi preme di sottolineare ed è la passione che deve guidare ogni appasionato di surfcasting. I risultati arrivano sempre, non perché lanciamo forte, lanciamo più lontano del nostro compagno o perché abbiamo tra le mani attrezzature ultra pubblicizzate ma solo grazie all’interpretazione delle onde, all’intuito, alla determinazione, al famoso ‘senso dell’acqua’. La tecnica e l’attrezzatura più performante sono solo un mezzo per agevolare la nostra azione di pesca magari per raggiungere un settore per tanti fuori portata, ma ricordiamoci che è l’interpetazione delle condizioni, il saper leggere il mare ed il capire dove e come pescare in quel momento a fare la vera differenza.
I cambiamenti sono continui, mai fermarsi e dare tutto per scontato, bisogna stare al loro passo, ma lo spirito di un surfcaster rimarrà sempre lo stesso: mare, sabbia, onde e passione…tanta passione!!!
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